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Due nemici?


Mentre nei palazzi del potere la maggioranza del Partito Socialista approva la legge per il diritto al matrimonio ed all’adozione per le persone dello stesso sesso, si moltiplicano le vomitevoli prodezze degli oppositori. Da una parte l’oscurantismo religioso, di tutte le religioni con la loro comune morale mortifera, e la sua coorte di fascisti. Dall’altra il progressismo di Stato, con la sua retorica sui diritti umani ed il suo controllo sulle nostre vite, ogni giorno più subdolo perché infiorato di “diritti”, sotto forma di polizia, scuola, enti dispensatori di sussidi sociali, uffici di collocamento, assistenza sanitaria… Ma i due “nemici” che si affrontano a proposito del diritto al matrimonio per le coppie omosessuali (come se categorie quali etero/omosessuale, potessero definire tutta la diversità e la creatività dei nostri sentimenti e dei nostri desideri…) sono fratelli gemelli.

Fra una morale medievale e dei diritti accordati dallo Stato c’è soltanto una differenza di livello, non di principio. In effetti, al fondo dei due c’è ben solido il principio d’autorità. Per entrambi si tratta di negare la libertà agli individui. Ci saranno sempre, nel loro spirito, delle norme, delle leggi divine o repubblicane, una credenza religiosa nella necessità di una qualunque autorità per dire all’individuo chi, come e quando deve amare, che uso deve fare del suo corpo, dei suoi sentimenti, della sua vita.
Dietro la legge sul matrimonio per persone dello stesso sesso c’è la volontà, da parte di una società che si modernizza, di normalizzare persone fin qui giudicate “diverse”. Questa società “accetta” quello che ancora ieri aborriva, per non cambiare di sostanza. L’omosessualità viene accettata per meglio integrarla. Per fare delle persone “omosessuali” dei buoni consumatori, delle famiglie, dei cittadini su cui fondare questa società, piuttosto che delle entità oscure e minacciose ai suoi margini. Perché il prezzo del “riconoscimento” è sempre una maggiore fedeltà al buon padrone.

In questo falso combattimento fra i difensori dei “diritti” delle persone “omosessuali” ed i fascisti religiosi, la scelta degli anarchici, di ogni individuo innamorato della libertà, non può che essere altrove. Al di là di tutte le categorie identitarie (omosessuale, eterosessuale, donna, uomo, marito, sposa) e dei rapporti sociali irrigiditi (coppia, matrimonio, famiglia) che ci rinchiudono in un ruolo predefinito. Contro ogni religione ed ogni morale che asservisce l’individuo, contro ogni Stato, quindi contro i suoi diritti ed i suoi doveri. Perché i due campi non sono altro che due anelli egualmente sinistri della stessa catena che asservisce l’individuo.

Per la libertà, perché ciascuno/a possa scegliere quando, come e con chi vivere le sue relazioni, il suo amore od i suoi amori, i diversi aspetti della sua sessualità.

Soltanto attraverso la libertà, una libertà che dobbiamo strappare a questo mondo, potremo trovare lo spazio per delle relazioni appassionanti. Sicuramente non nei municipi e nella cartaccia. Non vogliamo il matrimonio. Non vogliamo diritti, più o meno estesi. Vogliamo una libertà completa per ciascuno/a, ecco tutto.

[Tratto dal n. 9 di Lucioles, bollettino anarchico di Parigi e della sua regione, maggio 2013]